Il quarto film del regista, e qui anche sceneggiatore, Alonso Ruizpalacios, che ama spaziare tra generi e stile – dal dramma sociale (Gueros, 2013, premio per la Miglior Opera Prima al Festival di Berlino) alla docufiction (Una película de policías , 2021, premio per il Miglior Documentario ai Golden Ariel Awards del Messico) al thriller (Museo, 2018, Orso d’Argento per la Migliore Sceneggiatura al Festival di Berlino) – che si ispira alla pièce del 1957 The Kitchen di Arnold Wesker (una prima versione fu portata al cinema dall’inglese James Hill nel 1961), è un dramma, molto lungo (139 minuti) e “molto” costruito, sullo sfruttamento della classe operaia.
Un cuoco di origine messicana, Pedro, e una cameriera americana, Julia, vivono una storia d’amore passionale e burrascosa nelle cucine del The Grill, affollato ristorante di Times Square. Quando Julia scopre di essere incinta, Pedro prova a convincerla a tenere il bambino, immaginando per loro un futuro diverso. Ma le cose si complicano quando viene scoperto un furto nella cassa del ristorante.
L’atmosfera machista dove quasi tutti sono immigrati, dove urlano tra fumi e fuochi, dove si tagliano verdure con un nervosismo indisciplinato, peggiora quando il direttore comunica che mancano 800 dollari dalla cassa.
È la somma che Pedro ha dato a Julia per interrompere la gravidanza, benché lui quel bambino lo desideri.
Mentre tutti spadellano, sminuzzato, impiattano per meno del salario minimo, la tensione bolle e gli animi si surriscaldano.
Aragoste a Manhattan, con la maestosa colonna sonora di Tomás Barreiro e nella curata fotografia in bianco e nero, con estetici sprazzi di colore, di Juan Pablo Ramírez, dà l’impressione di essere un’opera meticolosamente studiata e diretta per vincere premi a festival internazionali di Cinema. Questo senza nulla togliere alle interpretazioni superbe degli attori.

Lungo, già detto, con un impianto teatrale che stride sul grande schermo, è ambientato nel corso di una giornata dove Alonso Ruizpalacios è interessato a raccontare la verità e la realtà dello sfruttamento dei lavoratori, in questo caso la maggioranza è latina e senza documenti, e in parte riesce a catturare questa precaria esistenza di persone che cercano la loro “America”.
In parte … perché sbilancia la tenuta narrativa del film con una ricerca ostentata e eccessiva della perfezione stilistica fino a un finale coreografato con un disordine eccentrico. Troppo.
- Uscita: 5 giugno
- Genere: Drammatico
- Anno: 2024
- Paese: USA, Messico
- Durata: 139 min
- Produzione: Astrakan Film AB, Fifth Season, Filmadora, Panorama Global, Seine Pictures
- Distribuzione: Teodora