Dopo la prima mondiale al Festival di Toronto, arriva al 26 Torino Film Festival, “Di madre in figlia”, un bellissimo documentario su una parte della storia d’Italia, quella fatta dalle Mondine.
Protagonista è il coro delle Mondine di Novi, formato da venti donne, la maggior parte ottantenni, che da giovani hanno lavorato nelle risaie.
Il Coro nasce a metà degli anni settanta, per iniziativa di Torino Gilioli, attualmente la direzione è nelle mani della materna Giulia Contri. Ne fanno parte un gruppo di amiche, cresciute insieme, più o meno coetanee e che hanno vissuto l’esperienza di mondine insieme.
Il regista, Andrea Zambelli, realizza il suo settimo documentario (dopo Farebbero tutti silenzio, Deheishe refugees camp, 052, Identità, MisuraXmisura, Nightshot, Mercancìa), filmando con elevato rispetto la vita di queste donne, che dalle sagre alle piazze ai festival, intonando la loro vita, vengono applaudite con standing ovation, commozione e partecipazione di chi le ascolta.
La regia di quest’opera, unico documentario italiano selezionato al TFF, ha un andamento costantemente affettuoso nei confronti di questi esempi di grandi lavoratrici, non invade, non subentra, né prevale, lascia che siano loro a raccontarsi, attraverso i loro ricordi e i loro canti.
Il montaggio ripercorre la loro storia con vecchie immagini di repertorio che completano, incastrandosi perfettamente, i loro racconti; in una costruzione naturale, assolutamente non forzata, le immagini di allora, in bianco e nero, si alternano alle riprese di oggi, immagini di queste deliziose donne, dotate di una grinta emotiva esemplare.
Hanno trascorso la loro adolescenza in una Italia devastata dal fascismo e dalla guerra, hanno fatto parte della Resistenza, hanno vissuto in un periodo di totale miseria, andare nelle risaie significava portare alla famiglia un po’ di denaro.
Questo documentario è un omaggio ai sacrifici di tutte le mondine. Donne, ora quasi tutte in età da nonna, che non si ricordano di essere state giovani: hanno iniziato a lavorare a dieci anni, a volte anche per dodici ore al giorno, reclutate nei loro paesi e portate nelle risaie della Lombardia e del Piemonte, dove hanno svolto un lavoro duro e, soprattutto dove, all’inizio, la mancanza di casa era amara.
Durante il lavoro cantavano per alleviare la loro fatica.
Portano in tour, con un giovane e frizzante carisma, il loro vissuto perché, dicono, non hanno altro da lasciare, hanno combattuto e sofferto, riso e cantato.
Raccontato la loro storia per i loro figli e per i figli degli altri, per testimoniare le loro conquiste, il loro amore, il loro senso di giustizia, di dignità, i loro ideali.
Zambelli è riuscito a catturare, tracciandone un ritratto meravigliosamente autentico, la spontanea schiettezza con cui affrontano il quotidiano, ha colto la loro voglia di sorridere, i loro sguardi malinconici ripensando alle fatiche che hanno affrontato e superato.
Di madre in figlia, oltre che a ricordarle nel passato, tramandandone la forza, fa conoscere anche il loro percorso musicale attuale, non solo di cantanti di un coro, ma come un gruppo di voci che si è unito al complesso folk dei Fiamma Fumana. Questi sono un gruppo musicale italiano, originario dell’Emilia, fondato da Alberto Cottica, ex Modena City Ramblers, che unisce folklore ad uno stile ethnic-pop, avvalendosi, appunto, della collaborazione del Coro delle Mondine di Novi, proponendo canzoni tradizionali e brani originali, unendo antico e nuovo. L’effetto sonoro che per iniziativa di Cottica si è creato è incredibilmente affascinante.
A Torino, alla prima di questo documentario, le Mondine di Novi e i Fiamma Fumana erano presenti in sala; hanno regalato al pubblico una sinergia di emozioni che ha affascinato e ha fatto sciogliere i cuori. “Il loro coro fa riscoprire quei valori di socialità femminile e di azione collettiva che la vita della mondina aveva loro insegnato“.