Pietro Castellitto ha talento. Lo ha già dimostrato nel suo primo film da regista I predatori, lo conferma ora con il suo nuovo film, Enea.
Anche qui, Castellitto scrive e dirige (nel cast ci sono anche suo fratello Cesare e il padre Sergio) una storia complessa dallo sguardo registico colto, e cattivo, sulla Roma borghese dei così chiamati “salotti bene”, su una generazione feroce e vuota di figli e di genitori che li hanno cresciuti.
Più ambizioso de I predatori (Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia, nel 2020 (oltre al David di Donatello per il miglior regista esordiente e per la migliore sceneggiatura, Nastro d’argento per il migliore regista esordiente), Enea – presentato a Venezia nel 2023 nella sezione principale del Concors, esplora la vita di due amici, quasi trentenni, figli agiati che si muovono per Roma con la prepotenza dell’indifferenza verso il domani e la superiorità viziata nei riguardi della conseguenza delle loro azioni. Iniziano a spacciare droga per gioco; e come un gioco affrontano la catena di vendetta e morte che ne deriva.
“Enea è un gangster movie senza la parte gangster – racconta il regista -. Una storia di genere senza il genere. La componente criminale del film viaggia silenziosa su un binario nascosto, e sopraggiunge improvvisa nelle fessure dei rapporti quotidiani, sconvolgendo i protagonisti ignari. L’idea era quella di creare una narrazione dove il punto di vista dello spettatore combaciasse con quello di chi subisce il narcotraffico: all’improvviso si può vincere e all’improvviso si può morire, e nessuno saprà mai il perché. I protagonisti sono mossi dal mistero della giovinezza. Non fanno quello che fanno né per i soldi né per il potere. Ma forse per vitalità, per testare il cuore, per capire fino a che punto ci si possa sentire vivi oggi, all’alba di questo nuovo millennio, saturo di guerre raccontate e di attentati soltanto visti”.
Prodotto da Lorenzo Mieli, Luca Guadagnino, distribuito da Vision Distribution, Enea ha intuizioni visive registiche interessanti espresse in un linguaggio filmico prezioso che sa sfruttare gli eccessi con originalità e i momenti surreali con sfacciataggine tarantiniana, in uno stile unico, a tratti ironico, sempre sfaccettato.
Oltre alla bravura degli attori, diretti con generosità e premura, a fare il film sono anche la fotografia di Radek Ladczuki costumi di Andrea Cavalletto e le musiche di Niccolò Contessa.
Dall’11 gennaio al Cinema!