il mio articolo su https://www.nonsolocinema.com/full-time-al-cento-per-cento-di-eric-gravel.html
Premiato alla 78a Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti per la Miglior regia e la Miglior interpretazione femminile, Laure Calamy (già protagonista della serie Chiami il mio agente!), Full Time Al Cento per Cento non è un thriller, ma ne possiede lo stesso ritmo al cardiopalma.
Intenso e angosciante nel suo essere coinvolgente, è un film che tutti dovrebbero vedere.
Julie è una donna laureata in economia, che a un certo punto della vita, un divorizio e due figli, ha dovuto rinunciare al suo lavoro per crescere i suoi bambini con un padre assente.
Non vuole crescere i figli nella frenesia di Parigi, ha scelto la provincia, e una casa con un piccolo giardino. Vantaggio per loro. Svantaggio per una donna che fa da pendolare.
Da quando si alza fino a quando riesce a rimettersi a letto, la vita di Julie non conosce tregua.
Ha trovato lavoro come cameriera in un Hotel a 5 stelle nella capitale (“pulisce la merda dei ricchi” per dirla come la direbbe la manager che l’ha assunta), la sveglia al mattino è all’alba, porta i bambini dalla baby sitter, un’anziana vicina di casa, cui iniziano a pesare gli orari, poi vola a indossare la divisa e l’acconciatura perfetta.
Ogni giorno c’è un ostacolo, che Julie riesce a scansare, superare, sbatterci contro, ma comunque rialzarsi e andare avanti. Quando finalmente ottiene un colloquio di lavoro per una posizione ambita da tempo, scoppia uno sciopero nazionale che paralizza il sistema dei trasporti pubblici. Il fragile equilibrio che Julie ha creato, traballa. Ma vale la pena rischiare il tutto per tutto.
Éric Gravel scrive con raffinata sobrietà e dirige con una tensione da thriller. Il pubblico vive in prima persona la vita di Julie, grazie anche all’interpretazione concreta, sincera, senza fronzoli dell’eccezionale Laure Calamy. Gravel ritrae minuto per minuto la tenacia di una donna che vuole il meglio per i suoi figli, ma anche per sé stessa e fatica a trovare un equilibro tra le esigenze di tutti. Perché là fuori, fuori dalle 4 mura domestiche è una guerra urbana, senza armi, per i più di sopravvivenza per mettere insieme il pranzo con la cena.
“Full Time – racconta il regista – si svolge durante un enorme sciopero nazionale diffuso in tutti i settori. Tutto comincia a crollare ovunque, a immagine e somiglianza di ciò che succede alla mia protagonista. Volevo che le categoria di lavoratori che sono i più vulnerabili, per i quali scioperare o avere una qualsiasi forma Parigi mostravano grande solidarietà e trovavano modi alternativi per muoversi – camminando, facendo l’autostop, aiutandosi a vicenda. Volevo mostrare questa atmosfera che mescolava lotte”.