“I Segni del Cuore (CODA)” di Sian Heder

CODA è l’acronimo per “child of deaf adult”, cioè si intende una persona udente, figlia di un genitore o di genitori sordi.

Remake del francese La Famiglia Bélier (2014), adattato dalla regista Sian Heder, è un film che, a leggere la trama, o guardare il trailer, sembrerebbe convenzionale, prevedibile e mettiamoci anche stereotipato.
Se vogliamo essere brutali diciamo che parrebbe la trama di film minore e, poi, perché mai rifare in chiave USA il remake di un film francese di grande successo?

Eppure, c’è un eppure lunghissimo, I Segni del Cuore (CODA) è in film che ha una potenza imprevedibile, in grado di avvicinare alla “deaf culture” (cultura dei sordomuti) intere generazioni.


I Segni del Cuore (CODA) è una commedia popolare che parla al cuore e con il cuore. Furbo? Forse sì, con una sovrabbondanza di sentimentalismo, ma è accattivante e vivace.
Merito della regista, ma grande merito va riconosciuto al cast che basa la propria interpretazione sull’emozione, mai sullo spettacolo o spettacolarità.

E questo fa la differenza: eleva il film a qualcosa di più che un’ordinaria storia di formazione.


Ruby (una deliziosa e intensa Emilia Jones) è una timida diciassettenne, all’ultimo anno di liceo; vive a Gloucester, Massachusetts, ed è l’unico membro della sua famiglia (sono tutti attori sordomuti) a essere udente.
Appoggio incondizionato e indispensabile verso il mondo esterno per la madre Jackie (Marlee Matlin), il padre Frank (Troy Kotsur) e il fratello maggiore Leo (Daniel Durant).

Ogni mattina prima dell’alba, Ruby va ad aiutare il padre e il fratello sul peschereccio dove lavorano, poi corre a scuola: fin dall’infanzia è stata il ponte tra due mondi, l’interprete, per la sua famiglia.

Ruby, per usare le parole del padre, “non è mai stata una bambina”, la sua vita è stata tutti i giorni una corsa, una lotta senza filtri (poco dopo l’inizio del film la vediamo in un ambulatorio mentre traduce ai genitori con il linguaggio dei segni una diagnosi un po’ “imbarazzante”).
Ora è arrivata l’adolescenza e per “seguire” un ragazzo carino che le piace, impulsivamente, ma fino a un certo punto perché le piace cantare, si iscrive al corso di coro della scuola.


Sa cantare? Non lo sa, nessuno le ha mai detto se ha o non ha una bella voce. È cresciuta imparando a esprimersi con i gesti. Le parole sono arrivate solo dopo.
L’insegnante di canto (un eccentrico e perfetto Eugenio Derbez) intuisce che c’è talento e la convince a provare le selezioni per entrare a Berklee, un College dove si studia Musica.

Lezione dopo lezione, Ruby si rende conto che vuole cantare, non è un capriccio o solo un passatempo. Perplessità, paura sono solo due dei sentimenti che travolgono soprattutto il padre e la madre. Ruby cerca di staccarsi da una famiglia, chiassosa (!) e passionale che ama, e che la ama, per crearsi una vita propria.

I Segni del Cuore è un film che tratta un argomento complesso, e con qualche imperfezione, riesce a trovare il tono brillante, a renderlo giocoso e sincero.

Dopo il passaggio al Sundance Festival è stato acquistato da Apple TV+, ha vinto due prestigiosi SAG Award (i premi del sindacato degli attori): Miglior Cast e Miglior Attore non Protagonista (Troy Kotsur, candidato nella stessa categoria agli Oscar, e facciamo il tifo spudorato per lui).