Una coppia come tante, in una città di provincia come tante, Cléa (Charlotte Gainsbourg), che lavora in un negozio di occhiali, e Pierre (Guillaume Canet), insegnante di matematica in un liceo prestigioso, ospitano Belle la figlia studentessa di una cara amica di Cléa.
Quando una mattina la ragazza viene trovata nella sua stanza morta e nuda con segni di strangolamento sul collo (l’autopsia dirà senza segni di violenza sessuale), la vita come tante di Cléa e Pierre è stravolta. Poiché Pierre era l’unico presente in casa al momento della tragedia, diventa l’unico sospettato. La polizia indaga, la scuola e gli amici fanno con cordiale ostilità un passo indietro e la cittadina lo ritiene già condannato.
Scritto dal regista Benoit Jacquot (Addio mia regina, Eva, Tre cuori) con Julien Boivent, basato, ma con un finale diverso, su La mort de Belle di George Simenon (1952, edito in Italia da Adelphi, romanzo scritto in una manciata di giorni mentre lo scrittore era negli Stati Uniti e già oggetto di una trasposizione cinematografica diretta da Edouard Molinaro nel 1961) è una storia che prova senza riuscire a convincere.

Il film – con un’uscita travagliata perché il regista è stato denunciato per violenza sessuale dalle attrici Judith Godrèche, Isild Le Besco, Vahina Giocante e Julia Roy – è ambientato in epoca contemporanea.
È un noir faticosamente ambiguo, e fastidiosamente ambiguo è il personaggio di Pierre.
“Probabilmente” al regista non interessa la veridicità delle analisi del caso giallo, la morte di Belle; anzi non sta in piedi e irrita per come la narrazione delle indagini viene gestita da Jacquot.
Il regista sceglie nei suoi 88 minuti asciutti e frettolosi di concentrarsi sull’analisi del pregiudizio; Jacquot ha troppe pretese con la sua regia semplice, ma qui è un difetto e non un pregio, e impulsiva.
Osserva i comportamenti degli altri nei confronti di Pierre, il comportamento di Pierre nel gestire prima e dopo la reazione sociale agli eventi, e attraverso il cellulare di Belle, dove vengono ritrovate foto provocanti, giudica – attraverso alcune frasi di un amico di Pierre – il comportamento della vittima.
L’incapacità comunicativa nel gestire il noir prende una forma corposa e diventa un ostacolo difficile da superare per il pubblico.