Nell’estate del 2018, Carlo e Manuel, due giovani, di due mondi sociali opposti, sono condannati – per reati diversi – a lavori socialmente utili in una casa di riposo.
Lo stretto contatto con gli anziani, o vecchi come li chiamano loro, ospiti come li appellano i dipendenti della struttura, li redime attraverso l’intimità della vita quotidiana: cambiare i pannoloni, lavarli, parlare con i loro spettri del passato e desideri del presente.
Scritto dal regista con Riccardo de Torrebruna e Francesco Frangipane, Il punto di rugiada ha avuto una gestazione lunga, durata circa tredici anni.
Marco Risi – come lui stesso racconta – si trovava Pordenone per presentare il suo film Fortapàsc (2009) storia sulla tragica fine del giornalista Giancarlo Siani, interpretato da Libero De Rienzo); lo scrittore Enrico Galiano in quell’occasione gli parlò della sua esperienza in una Casa di riposo come alternativa al servizio militare. I racconti poco alla volta hanno iniziato a smuovere la creatività di Risi in due direzioni: un libro su suo padre e un film.
A febbraio 2020 Risi pubblicò con Mondadori Forte respiro rapido. La mia vita con Dino Risi.
Il punto di rugiada, presentato Fuori Concorso al 41° Torino Film Festival (2023), esce ora al cinema. Le storie che racconta si ispirano agli ospiti di Villa Bianca, piegati ma con dignità dal “vento dell’estremo oriente” “chiusero gli occhi, raggiungendo il “punto di rugiada” (termine meteorologico ad indicare quando l’acqua si raffredda e il vapore acqueo si condensa).
È un film sentito, non sentimentale, nel disegnare i dialoghi e rispettoso nei confronti della dignità dell’anziano. Si ispira con dolcezza ad alcuni personaggi di una certa età che in casa di riposo hanno dovuto soccombere al covid.
Una storia edificante sì, ma per fortuna non lascia un sapore smielato. Esce solo fuori tema nel voler costruire anche una trametta pseudo romantica tra uno dei due ragazzi e un’infermiera della casa di riposo; non se ne sentiva il bisogno.
Dal 18 gennaio al cinema distribuito da Fandango.