Il rammarico è quello di non poter vedere Luca sul grande schermo, ma solo sulla piattaforma Disney+.
Un rammarico piuttosto grande perché Luca è un gioiello che riempie il cuore di emozioni, calore e colori; Luca è una storia che coinvolge un pubblico vasto, bambini e adulti; Luca è animazione di cuore e mente con i suoi dettagli e con il suo messaggio universale.
La storia è ambientata tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, a Portorosso, nelle Cinque Terre in Liguria, dove il cinquantenne regista, Enrico Casarosa ha vissuto e trascorso le sue estati, finché, ha lasciato la facoltà di Ingegneria e ventenne è andato negli Stati Uniti a realizzare il suo sogno: diventare un animatore. Prima per Blue Sky Studios e poi per la Pixar.
“Ho avuto la fortuna di crescere a Genova, una città portuale sulla Riviera italiana”, afferma. “È una costa molto particolare perché è molto ripida: le montagne escono dal mare. Le città sono bloccate nel tempo: sono davvero pittoresche. Le ho sempre immaginate come dei piccoli mostri che escono dall’acqua”. Da qui nasce l’idea dei mostri marini… anche se in tutta sincerità le creature marine di Luca non sono esattamente spaventose: le creature viscide e raccapriccianti non fanno parte della sensibilità narrativa del regista. “I mostri marini sono in realtà una metafora, rappresentano l’idea di sentirsi diversi o esclusi”, afferma Casarosa. “Amo il fatto che tutti i nostri personaggi si sentano in qualche modo diversi o insoliti. Luca e Alberto vogliono davvero fare parte di quest’altro mondo, ma temono di non essere accettati per quello che sono. E nonostante ciò, amano essere mostri marini”.
I protagonisti sono Luca Paguro, un ragazzino timido, curioso, con sete di imparare che non osa mettere il naso fuori dal mare per paura delle sgridate di sua madre; e Alberto Scorfano, scavezzacollo coraggioso, che si è creato un suo fortino fuori dal mare, collezionando gli oggetti degli umani.
I due si incontrano per caso, e Alberto introduce il nuovo amico timoroso alla scoperta della terraferma.
A contatto con l’acqua, che si di mare, che sia pioggia, i due ragazzi tornano a essere quelli che gli umani chiamano “mostri marini”, ma quando acquistano sembianze umane, sono pre adolescenti come tutti. Soprattutto come Giulia, una ragazzina che trascorre le vacanze estive con il papà pescatore a Portorosso, mentre d’inverno frequenta la scuola a Genova, con la mamma pittrice.
Casarosa, che da bambino faceva il bagno nel mare di Camogli, ha messo i suoi ricordi, le sue percezioni, le emozioni in questo gioiellino della Pixar.
L’idea del film è nata circa sei anni fa, mentre sfogliava un album di vecchie fotografie; e quella foto che raffigura tre ragazzini sfrontati su una scogliera, con indosso i costumi Speedo, ha scatenato la fantasia del regista.
Esiste un vero Alberto, avventuroso e impavido come quello del film, amico del regista, diventato poi pilota dell’aeronautica (fonte Corriere – Io Donna).
Ispirazione, immaginazione, fantasia e ricordi si sono mescolati in un tripudio di colori abbaglianti per raccontare: l’amicizia, quella che è un valore, che sa cambiarti in meglio tirando fuori il carattere; per raccontare la bellezza della diversità e delle altre culture.
Ispirandosi alle creature trovate in vecchie mappe risalenti al periodo rinascimentale, oltre che a illustrazioni scientifiche dei pesci di quella regione e a disegni giapponesi di draghi e serpenti, gli artisti hanno creato mostri marini credibili, interessanti e soprattutto espressivi, dato che la storia è incentrata sull’amicizia nascente tra Luca e Alberto. “La loro amicizia tira fuori il meglio da Luca, dandogli la sicurezza interiore necessaria a spiegare le ali e correre maggiori rischi”, afferma la produttrice esecutiva Kiri Hart.
Un bambino è un bambino in tutto il mondo, con la pelle o con le squame (in questo caso). Luca con una semplicità disarmante e illuminante non sono riesce a comunicare il grande tema dell’unione fa la forza, del gioco di squadra, non importa che si provenga da mondi diversi, uniti si vince e si sconfigge la paura e il male (in questo caso il bullismo).
Ma riesce anche a parlare di quell’innato senso di appartenenza al mondo che fornisce i codici per sapersi prima di tutto fidare di sé stessi e poi trovare la fiducia delle persone giuste e riconoscere “i propri simili”, in questo caso come la loro coetanea Giulia (Giulietta come la chiama il padre).
Ci saranno persone al mondo che non accetteranno mai mostri marini umani, come Luca e Alberto, ma loro sanno trovare, per l’appunto, i loro simili, i loro affini, quelli che guardano nella loro stessa direzione.
Piccola chicca tra tante: alla fine “la paura” (per non svelare troppo restiamo sul generico) viene sconfitta sotto l’insegna di una gelateria chiamata San Giorgio. In questo caso la leggenda del santo ha visto sconfiggere non il drago e nemmeno i mostri marini, ma il mostro della paura.
Luca, 24° film della Pixar, è anche un film di dettagli, di piccoli particolari mozzafiato.
Casarosa ha trasformato, con la sceneggiatura snella e limpida di Jesse Andrews e Mike Jones, in una storia di formazione, i dettagli della sua infanzia e adolescenza.
Dalla ferrovia che sbuca tra le rocce al bucato steso sui fili annodati da finestra a finestra, da Mastroianni (un dettaglio/omaggio commovente) e dalla pizza intitolata a Calvino (studiato da giovane e poi riscoperto, il cognome di Giulia è Marcovaldo), alla locandina di Vacanze romane affissa sotto un portico, e poi i film del cuore La strada di Fellini, La terra trema, I soliti ignoti, Ladri di biciclette, Ventimila leghe sotto i mari.
La Vespa della Piaggio “la più grande invenzione degli esseri umani, salti in sella e ti porta dove vuoi” ha un ruolo chiave in questo film, forse addirittura è il quarto protagonista dopo Luca, Alberto e Giulia. … Un 4° posto ex aequo con la pasta al pesto (rigorosamente con patate e fagiolini).
C’è la musica italiana di Morandi, Bennato (Il gatto e la volpe è una delle canzoni preferite di Casarosa che ha voluto mettere anche se è successiva al periodo in cui è ambientato il film), c’è Mina e Rita Pavone che legano le melodie con le musiche di Dan Romer.
C’è Pinocchio di Collodi, c’è il divieto di giocare con la palla in piazza e i bambini che giocano con la palla in piazza sotto l’occhio vigile delle anziane, cui nulla sfugge, e poi c’è lei: la moka del caffè.
Non c’è la focaccia pucciata voluttuosamente nel cappuccino, tipica colazione dei liguri. Casarosa ha pensato che non sarebbe stata capita.
Però sui titoli di coda scrorrono disegni che sono deliziosi quadri di vita vissuta, disegni che svelano la vita dei vari personaggi dopo il film. Sono talmente deliziosi nell’essere teneri e veri da formare un piccolo corto a sé stante. Tra questi, c’è una tavola apparecchiata con caffè e focaccia, seguita poi da un’altra immagine con i canestrelli (biscotti tipici).
Disponibile dal 18 giugno su Disney+
Consigliamo la versione in originale, perché la lingua inglese si arrichisce di alcune espressioni pronunciate in italiano, creando un qualcosa di meraviglioso e magico.