Ugyen è un giovane maestro che vive nella moderna capitale del Bhutan. Vive con la nonna, che lo ha cresciuto, ma il suo sogno è quello di andare in Australia per fare il cantante. Gli mancano solo i documenti che il governo nazionale, la monarchia, deve rilasciargli.
Per seguire questa passione si sottrae ai suoi doveri. “Come rimprovero”, i superiori lo spediscono a insegnare nella scuola più remota del mondo, nel villaggio di Lunana, all’ombra dell’Himalaya, a 4.800 metri di quota, per completare il suo periodo di servizio.
Dopo un cammino in salita tra il fango dei ruscelli, durato 8 giorni, Ugyen con il cellulare scarico, si ritrova esiliato dalle sue comodità cui è abituato: acqua corrente, elettricità, servizi igienici.
Viene però accolto dal villaggio come un eroe. Gli abitanti di Lunana non posseggono nulla, ma conoscono il valore, il bene primario che è l’istruzione.
“Spero che darai a questi bambini l’istruzione di cui hanno bisogno per diventare qualcosa di più che semplici pastori di yak e raccoglitori di cordyceps [funghi della medicina cinese]” gli dirà Asha, il capovillaggio.
Preso dallo sconforto – la sua casa è senza finestre, in aula non c’è nemmeno una lavagna – è sul punto di tornare a casa, ma poco a poco inizia a conoscere la felicità incondizionata degli abitanti, ma soprattutto dei bambini avidi di imparare; tutte persone dotate di una straordinaria forza spirituale in grado di contrastare le grandi avversità del luogo. Si ritroverà conquistato dall’adorazione che i bambini dimostreranno verso di lui, che lo vedono come una figura fondamentale per la costruzione del loro futuro.
Scritto dal regista Pawo Choyning Dorji con Stephanie Lai, Steven Xiang, Jia Hongling, Lunana: il Villaggio alla Fine del Mondo è una deliziosa e delicata fiaba che, in equilibrio intelligente tra dramma e commedia, disegna la storia di un maestro che si sconnette da internet, ma si connette alla nobiltà d’animo di bambini che non hanno mai visto una macchina.
Gli abitanti di Lunana offrono canti spirituali alle valli e catene montuose, non hanno la minima di idea di dove o cosa sia l’Australia.
Dopo un anno e mezzo di pre-produzione, con circa 200.000 dollari di sostegno da parte di Huanxi Media Group, il regista ha caricato 65 muli con pannelli solari, batterie, fari, telecamere e apparecchiature audio per il trekking.
Girato con naturale trasporto, in luoghi dalla bellezza che toglie il fiato (il cast è composto quasi esclusivamente da attori esordienti, è una storia gentile, dal finale perfetto, che riesce a catturare, senza piaggeria, il cuore degli spettatori.
È il primo lungometraggio del Bhutan ad essere candidato agli Oscar, concorre nella categoria Miglior Film Straniero.