Tornano al Teatro Manzoni di Milano Massimo Lopez e Tullio Solenghi, i due artisti che, con l’immortale, indimenticabile, Anna Marchesini, hanno saputo trasporre in teatro e in televisione la grammatica della Satira con sagacia e acume.
“Io e Tullio Solenghi siamo molto legati a questo Teatro – hanno raccontato durante la conferenza stampa -. Io ho debuttato qui nel ’76 (Dopo Cristo – dice serio) con Il Fu Mattia Pascal“.
“Io invece – gli fa eco Solenghi – nell’Era Glaciale… Era il 1970 ed ero in scena con Madre Courage”.
Dal 19 al 1 gennaio (compreso lo spettacolo di Capodanno dove seguiranno gli auguri con il pubblico) Lopez e Solenghi portano a Milano il loro spettacolo Dove Eravamo Rimasti “il nostro modo di raccontare è sempre lo stesso – hanno detto durante la conferenza stampa – ma cambiano gli ingredienti che sono tutti nuovi. Lo spettacolo è piaciuto anche a Vittorio Sgarbi … e nonostante questo abbiamo continuato”.

“Abbiamo 145 anni in due. Salire sul palcoscenico ogni volta è una festa, c’è passione con il pubblico complice. Il nostro menù, se così vogliamo chiamarlo – raccontano – comprende uno stile simile al nostro spettacolo precedente, c’è sempre il nostro marchio. Quello che vedrete è un duetto Mattarella – Bergoglio. Poi ci sono le favole, come Cappuccetto Rosso, racontate in un periodo di politicamente corretto. Ci sarà un omaggio all’avanspettacolo. C’è una lectio magistralis di Sgarbi. E poi un momento dedicato ad Anna Marchesini. E tante altre sorprese. C’è spazio per l’improvvisazione. Quando è partito questo spettacolo durava un’ora venti, ora dura un’ora e quaranta”.
E sul politicamente corretto che sta dilagando incontenibile, Tullio Solenghi ha precisato: “il Teatro deve esulare dal politicamente corretto. Pensate a Shakespeare! La narrazione deve avere una libertà autentica, deve poter far riferimento a situazioni anche scomode. La satira dà l’idea della salute di una Nazione”.
Sul loro percorso artistico, a partire dagli esordi, Lopez e Solenghi mantengono quella classe educata, colta, ironica che li ha sempre contraddistinti e fatti più che apprezzare dal loro pubblico.
Massimo Lopez: “Non sono mai stato ambizioso. Volevo fare l’attore. È stato mio fratello a spingermi a provare ad entrare al Teatro Stabile di Genova. Io non credevo nelle mie potenzialità. Poi sono stato felice. Ho iniziato una battuta dopo l’altra. Le cose sono accadute volta per volta. Dentro di me ho sempre sperato che il mio non diventasse un nome famoso”.

Tullio Solenghi: “Per me il successo è: 50% talento, se non c’è non si fa nulla. 30% le opportunità. 20% una Scuola di teatro. Poi, le percentuali possono variare. Noi, io, Massimo e Anna ci siamo incontrati per caso, in comune avevamo le basi teatrali. Queste percentuali costruiscono un professionista dello spettacolo, non un divo. Non abbiamo mai inseguito la fama. C’è stato un momento in cui non riuscivamo a camminare per strada perché i fan ci seguivamo, lo chiamavamo l’effetto Duran-Duran. Ma abbiamo raggiunto il grande successo in età matura. Venivamo dal Teatro, si conoscevano i momenti bui, i momenti difficili”.

Massimo Lopez: “Noi siamo privilegiati dal fatto di essere amici. Quando c’è complicità lavori meglio. Anche con Anna ci siamo visti ogni giorno, abbiamo scritto ogni giorno sempre su quel famoso divano, che ora dovremo far rifare, ma non si cambia”.