La Fracture – La Frattura del titolo è quella che Raf (Valeria Bruni Tedeschi) si procura al braccio, scivolando, mentre rincorre la compagna Julie (Marina Foïs) che la sta per lasciare definitivamente.
La frattura è anche quella dei gilet gialli, in prima linea negli scontri a Parigi contro il governo Macron, picchiati dalla polizia.
La frattura è ancora quella della situazione degli ospedali pubblici incapaci di far fronte alle emergenze per mancanza di personale e tagli di budget.

Quando uno dei gilet gialli, in pronto soccorso perché la polizia gli ha sparato, chiede a una infermiera “perché non scendete in piazza a manifestare”, la risposta stanca è “siamo scesi, ma se andiamo in piazza, poi, qui, chi resta a curarvi?”

E una parte del soffitto dell’ospedale crolla (letteralmente, e metafora più potente non c’è) mentre Raf attende la radiografia al braccio accampata su una barella, come tutti, mentre gli infermieri provano a essere in più posti contemporaneamente, mentre i pochi dottori di turno fanno orari da catena di montaggio in sala operatoria.

Nelle corsie del pronto soccorso sfila un’umanità varia, unita da dolore fisico, spesso anche emotivo. La regista Catherine Corsini, che sceneggia ispirandosi al tono dei film di Nanni Moretti (così lei dice), scorre con la sua macchina da presa velocemente, senza mai fermarsi tra un volto e una barella, cambiando altrettanto velocemente tono, dal comico al tragico.

Attira fin da subito l’attenzione l’infermiera interpretata da Aïssatou Diallo Sagna, che per questo ruolo ha vinto il Premio César per la migliore attrice non protagonista nel 2022, e nella vita è davvero un’infermiera, non un’attrice professionista.