Dopo aver vinto il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2023 (Ottantesima edizione), e altri premi e candidature internazionali, arriva al Cinema l’atteso Povere Creature! del celebrato regista greco Yorgos Lanthimos.
Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray (1934-2019), pubblicato nel 1992, edito in Italia da Safarà, il tanto urlato e decantato “Frankenstein al femminile” è sceneggiato da Tony McNamara (già autore del precedente film di Lanthimos, La favorita), le scenografie futuristiche/acquarello, esaltate dalla fotografia di Robbie Ryan, sono James Price (Judy) e Shona Heath, mentre i costumi sontuosi e discutibili (perché la protagonista deve girare in shorts e gonnellini fru fru?) sono di Holly Waddington.
La scena passa dalla Glasgow del romanzo a Londra, siamo in un periodo vittoriano dalle atmosfere steampunk dove un uomo, un medico, il Dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe) dedito alla scienza, cresciuto fin da piccolo dal padre come un esperimento umano di biologia e anatomia, trapianta in una donna adulta, Bella (Emma Stone), il cervello di un neonato per salvarla.
Un esperimento riuscito, osservato nei suoi progressi prima da God giorno per giorno, poi anche da un suo allievo il dottor Max McCandles (Ramy Youssef).
Bella sviluppa velocemente i suoi comportamenti, compresa la sua sessualità, i furiosi sobbalzi come li chiama nelle sue infantili eppure mature scoperte.
Il matrimonio con Max, lui è attratto da lei, lei nella sua fanciullesca sperimentazione è attratta da lui, salta quando Bella conosce l’avventuriero di lungo corso, l’avvocato senza scrupoli Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), che le propone una fuga romantica verso Lisbona.
Inizia così un viaggio per Bella verso la conoscenza del mondo e di se stessa (fino a scoprire poi la verità sul suo conto) a suon di libero arbitrio, socialismo, cinismo, capitalismo e kamasutra.
Non è un film divertente, non è un film stravagante. C’è nelle immagini e nella storia una traduzione distorta della fame di conoscenza e bisogno di esperienze di Bella.
Premessa: romanzo e cinema hanno due linguaggio diversi. Tesi inconfutabile.
Quello che nel romanzo – grottesco e bizzarro, talvolta oltraggioso – è un racconto di fantascienza e formazione, di osservazione e critica dell’imperialismo, delle convenzioni sociali, di desolazione politica e morale, qui diventa uno spiare fastidioso (di quel fastidio che suscita insofferenza) dal buco della serratura della camera da letto per fare un discorso sul potere, inteso come dominio femminile sull’uomo, e sul potere che deriva dall’acquisizione della libertà, identitaria e sessuale.
Lanthimos si è fatto strada, meritevolmente, con le sue storie grottesche e spietate. In Povere Creature! i suoi toni inconfondibili premono sulla favola macabra. Il discorso interessante sulla privazione dei condizionamenti che la società impone e il conseguente agire in base alle proprie esperienze e secondo i sentimento, si traducono per quasi tutto il film in gesta sessuali di Bella.
Bella donna libera che non accetta condizionamenti. Troppo facile e scioccamente superficiale però.
Lo sfondo sociale – la scoperta di come funziona il mondo – resta tale, cioè uno sfondo.
Il regista e lo sceneggiatore McNamara hanno scelto di mettere in primo piano, ossessivamente, il sesso (credo di non aver mai sentito pronunciare la parole clitoride tante volte in quasi tre ore).
Poi bravi tutti gli attori nello spendersi senza riserve, nel dare ai loro personaggi una caratterizzazione incisiva, anche raffinata. Su questo non si discute.
Si discute sul quel senso di fasullo e forzato che aleggia. Tutto si raggiunge solo tramite il sesso? Il potere si può esercitare solo attraverso il sesso?
L’unica strada che Lanthimos sembra tracciare per la libertà femminile è la consapevolezza e la libera pratica del sesso per sottomettere la società? Gli uomini? Uomini e donne?
Non è originale. È monotono. Non approfondisce gli aspetti umani, forse perché non ne è interessato. Per questo diventa sgradevole.
È tutto uno stereotipo nemmeno volgare ma sciocco, che farebbe anche sorridere non durasse quasi tre ore.
Stride come la sua colonna sonora firmata da Jerskin Fendrix.
Data di uscita: 25 gennaio
Durata: 141 minuti
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia