“Raíz – Through Rocks and Clouds” di Franco García Becerra

In una comunità agricola sulle Ande, il piccolo Feliciano (Alberth Merma), 8 anni, pascola insieme al cane Rambo il numeroso gregge di alpaca ascoltando la radiocronaca delle partite di calcio con l’euforia e l’ansia innocente che il Perù si qualifichi ai mondiali del 2018. 
Ha chiamato Ronaldo il suo alpaca “prediletto” e gli ha modellato il pelo sulla testa tanto da fargli un’acconciatura come Christian Cueva, il suo calciatore preferito.

Nel frattempo i suoi genitori, come tutti gli altri agricoltori, vivono con l’angoscia della modernizzazione e dello sfollamento, perché si è sparsa la voce che una compagnia voglia acquistare la loro terra sacra. Alcuni segni sono inequivocabili: molti animali vengono ritrovati morti, e il lago da tempo inizia a essere inquinato. Quando Ronaldo e Rambo scompaiono, Feliciano e i suoi genitori iniziano a cercarli. 
Ma se gli adulti sono pessimisti, convinti che siamo morti, Feliciano mantiene viva la speranza, continuando a cercarli.

Con la sceneggiatura di Annemarie Gunkel e Alicia Quispe, il regista Franco García Becerra dopo il suo debutto bel 2018, con Southern Winds, torna a raccontare del Perù, e di storie famigliari e sociali.
Con Raíz (che si traduce con radice) – Through Rocks and Clouds Becerra segue la storia attraverso lo sguardo del suo protagonista, Feliciano. È un dramma che segue la scia di film come Utama le Terre DimenticateLunana il Villaggio alla Fine del Mondo, ma purtroppo non riesce a lasciare il segno, non riesce a coinvolgere. 

Al netto della tenerezza struggente che può suscitare Feliciano, manca la creazione di un legame empatico tra lo spettatore e i vari protagonisti. Questo è dovuto a una scrittura poco comunicativa, che non riesce a dare una profondità tridimensionale, nonostante si percepisca la serietà delle intenzioni.