Coco Chanel disse “la moda passa, lo stile resta”: Sex and The City è stile stravagante e sofisticato, è glamour frizzante nel suo essere specchio di una parte della società contemporanea, quella delle single che cercano l’amore, che lo trovano o credono di averlo trovato.
Sono passati quattro anni di malinconica nostalgia dal termine dell’ultima puntata della sesta serie di Sex and the City; dopo 94 puntate, questo serial è ora diventato un lungometraggio, con iniziale incredulità gioiosa da parte di tutti i fan, divenuta trepidante e impaziente attesa.
Sex and the City – The Movie ha raccolto con sofisticata destrezza il testimone del suo omonimo serial, da subito classificato come un cult strepitoso.
La versione destinata al piccolo schermo ha raccontato per sei stagioni la ricerca dell’amore; il sequel, sul grande schermo, racconta, approfondendo, ma sempre con vezzo intrigante e impertinente, in chiave ironica, sfrontata e altisonante, la vita di over trentenni che hanno trovato l’amore a New York.
Le riprese, iniziate le scorso autunno, sono state coperte dalla massima segretezza; solo alcune immagini, rigorosamente ufficiali, sono state pubblicate, gettando i media e l’affezionato pubblico in pirotecniche ipotesi e ed estrose conclusioni.
Michael Patrick King, sceneggiatore dell’ acclamato telefilm Will & Grace, già produttore esecutivo, sceneggiatore e regista della versione per la tv di Sex and the City, si è messo all’opera come sceneggiatore e dietro la macchina da presa, oltre che come produttore insieme a Sarah Jessica Parker. Scelta strategica inevitabile, considerato che King ha contribuito alla nascita e all’evoluzione della brillante serie tv.
Le grandi amiche sono tornate, con palpabile emozione da parte di tutti i milioni di persone che non hanno perso, anzi hanno rivisto più volte, le pungenti storie avventurose di Carrie Bradshaw, Samantha Jones, Charlotte York e Miranda Hobbes, a Manhattan, tra una sfilata, una colazione, una telefonata, un party, attraverso diversi innamoramenti e altrettante delusioni.
_ Questa commedia romantica è il seguito naturale di ben 94 episodi, è lo sviluppo logico sul grande schermo delle aspettative di fan fedeli. Benché sia accessibile anche a coloro che non hanno mai visto questo serial, difficilmente la sceneggiatura del film potrebbe offrire loro un coinvolgimento emotivo, una comprensione della storia al di sopra di un livello superficiale.
Si citano personaggi, si fa riferimento a determinate situazioni, dando per scontato che il pubblico seduto in sala sappia di cosa si stia parlando; anche se l’inizio del film offre un piccolo collage riassuntivo, molto approssimativo, delle sfumature caratteriali delle quattro muse newyorkesi.
Quattro amiche diverse e sempre complici (“Non conta chi ti ha spezzato il cuore o quanto ci vuole per guarire, non ce la farai mai senza le tue amiche”), quattro profili di donne che, con un tocco di personale e moderna filosofia metropolitana, rendono facile l’immedesimazione e la sintonia da parte del pubblico in sala. Questo grazie alla sceneggiatura che, nel copione del film, ha continuato il progetto avviato per la televisione; ha evidenziato quello che le donne si confidano, ha disegnato una prospettiva del loro essere e l’ha portata ad animarsi nei personaggi di Carrie, Charlotte, Samantha e Miranda. Quattro icone che danno voce a dialoghi liberamente sfacciati, deliziosamente lussureggianti e simpaticamente oltraggiosi, sul sesso e sugli uomini; schiettamente e senza pudore, celebrano, il più delle volte esasperano, alcuni aspetti irrinunciabili della vita delle donne: le domande intime, i sogni segreti, i cattivi pensieri, la voglia di essere appagate, i comportamenti poco onesti, i problemi irrisolti.