“Una Specie di Follia” di Louise Penny

Louise Penny supera come sempre le aspettative con il suo ultimo romanzo, Una Specie di Follia (ed. Einaudi Stile Libero), il diciassettesimo giallo con protagonista l’Ispettore Capo della Polizia del Quebec Armand Gamache.
L’indiscusso dono letterario della Penny è riuscire a imbastire una storia concreta che funziona sempre, avvolgerci intorno un caso giallo intrigante, e mettere in primo piano personaggi reali, profondi, che affrontano conflitti morali, descritti accuratamente e caratterialmente attraverso i loro diversi punti di vista.
Mai banale, mai prevedibile, la scrittura di Louise Penny è vivida e abile.
Con Una Specie di Follia torniamo nel villaggio canadese (provincia di Montreal) di Three Pines. Gli abitanti si apprestano a festeggiare l’Ultimo dell’Anno, e non pare ancora vero quasi a nessuno dopo due ondate di Pandemia, isolamenti; ora però “I vaccini funzionano. Sono stati una delle grandi esperienze condivise su scala globale. La peste e l’antidoto alla peste.”
Ma! La vacanza del Capo Armand Gamache viene interrotta da una richiesta: dovrà gestire la sicurezza al convegno della professoressa di statistica Abigail Robinson, presso l’università locale.
Quando Gamache inizia a informarsi sul conto della donna, scopre che la professoressa ha elaborato un programma più che controverso, riprovevole. Prova a usare la sua rigida e limpida pacatezza per far annullare la conferenza, ma dall’Università sminuiscono i suoi timori. Soprattutto in nome della libertà d’espressione, l’ateneo accusa Gamache di censura intellettuale. In poco tempo, le opinioni della professoressa Robinson iniziano a diffondersi per Three Pines e le discussioni diventano dibattiti, i dibattiti diverbi, i diverbi litigi. E quando un omicidio viene commesso, spetta a Gamache e ai suoi due vice, Jean-Guy Beauvoir e Isabelle Lacoste, indagare sul crimine e su quella assurda follia collettiva.
Louise Penny eccelle in questo suo accattivante romanzo giallo dal cuore sociale e dalla mente politica (non troppo, al punto giusto).
Affonda la penna nelle cronache oscure della Pandemia, rende inquieto e angosciato il lettore quando enuncia le tesi e i dibattiti sulle argomentazioni eugenetiche della professoressa Robinson. Come pochissimi autori gialli, la Penny tocca in profondità l’emotività.
Una Specie di Follia cuoce l’ansia del suo lettore a fuoco lento, parola dopo parola, discorso dopo discorso.

Da leggere! E da recuperare tutta la serie per chi non lo avesse ancora fatto.

“Se la scintilla è così piccola, Armand, come fate a trovarla?”
 “Non la troviamo. La prima offesa resta avvolta nel mistero. Quasi sempre, almeno. Noi raccogliamo prove. Analizziamo i fatti. Ma lungo la strada raccogliamo anche emozioni. Ci sforziamo di seguire quelle malsane. Affiniamo l’orecchio per cogliere le note stonate. Come marinai in una lunga traversata. Se sbagliamo la rotta, anche solo di poco, alla fine ci troviamo alla deriva.”