“Universal Language” di Matthew Rankin

In uno spazio surreale da qualche parte tra Teheran e Winnipeg (Canada), le vite di molteplici personaggi si intrecciano tra loro talvolta in modo bizzarro talvolta in modo spirituale.

Gli alunni delle elementari Negin e Nazgol trovano del denaro congelato in un blocco di neve ghiacciata e pretendono di reclamarla.
Nel frattempo, Massoud guida un gruppo di turisti sempre più confusi attraverso i monumenti e i siti storici di Winnipeg.
Matthew lascia il suo insignificante lavoro in un ufficio governativo del Québecois e intraprende un enigmatico viaggio per visitare sua madre.

Spazio, tempo e identità personali sfumano, si intrecciano ed echeggiano in una commedia imprevedibile che riesce a raccontare comunità e solitudine, prossimità e distanza, divino e banale, universale e campanilistico.

Il canadese Matthew Rankin, regista di una quarantina di cortometraggi di animazione, documentari e fiction che sono stati presentati in diversi Festival internazionali, dopo il suo primo lungometraggio The Twentieth Century (vincitore del premio FIPRESCI a Berlino e il miglior lungometraggio canadese al Tiff), debutta al 77° Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des réalisateurs.

Quando era giovane Rankin si recò in Iran con la speranza illusoria di studiare cinema con i grandi maestri iraniani. Sebbene questo ingenuo tentativo sia fallito, ora ha scritto con Pirouz Nemati e Ila Firouzabadi una commedia dell’assurdo in francese e in farsi, un film deliziosamente eccentrico dall’umorismo interculturale – dove il farsi è la lingua principale in Canada – che speriamo venga distribuito in Italia.

Universal Language è una storia giocosa fatta di lunghe inquadrature, emozioni vivaci, gag visive, e una profonda tenerezza di fondo. Quello che rende unico questo film è la regia che emana entusiasmo in ogni scena.