“Violet” di Justine Bateman

Opera prima dell’attrice Justine Bateman, che sceneggia anche, Violet è un ritratto audace di Violet (bravissima Olivia Munn), donna produttore cinematografico in un mondo di uomini. La passione per il suo lavoro, ed è veramente in gamba, non le basta a renderla felice. Nella sua testa (appaiono scritte in sovrimpressione come fosse in diario/agenda) si alterna “un comitato” di voci che le rema contro: “sei grassa” a “ti sei laureata nella materia sbagliata al College”, da “non ricordi quando sono compleanni delle persone”…

Non trova pace nemmeno nella sua relazione con il suo capo (Dennis Boutsikaris), che esercita il suo potere umiliandola regolarmente di fronte ai clienti. Violet si presenta come sicura di sé, fredda, persino insensibile, ma dentro di lei un calderone di ansie disperate sta per traboccare.

Ma la sua vera, onesta, voce interiore di Violet emerge per chiedersi “Perché non posso essere felice?” e inizia a interrogarsi sul perché “mi sento come se non fossi più chi sono”. 

Quando queste voci iniziano a prendere il sopravvento su quelle autodistruttive, Violet fa piccoli passi in avanti per riprendersi la sua vita.

Nonostante – o meglio, al netto di alcuni momenti dispersivi – Justine Bateman per rappresentare i turbamenti della sua protagonista butta dentro nel film varie immagini violente, dissolvenze in rosso, musica eccessiva – Violet è un film toccante su una donna che cerca di vivere la sua vita nel modo che più le somiglia.