“Zamora” di Neri Marcorè

Esce oggi nei Cinema Zamora, l’opera prima come regista di un attore, e comico, che ha fatto scuola con il suo mestiere tradotto in arte seria e scanzonata, arguta ed espressiva: Neri Marcorè.

“Parafrasando Moretti in Sogni d’oro, “Zamora è il mio film più bello”. Anche perché è l’unico che abbia mai diretto ma mi auguro davvero non sia l’ultimo, perché è stata un’esperienza entusiasmante per me, a cominciare dal rapporto umano prima ancora che professionale che si è instaurato con tutte le persone che hanno collaborato a questa produzione” dice Marcorè.

Siamo negli anni 60, restituiti con bellezza e sincerità. Però non racconta “ieri”, le situazioni non appartengono ad un’epoca andata. Sono espresse con sentimenti che parlano anche dell’oggi e all’oggi. 


Il trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi) vive nella provincia lombarda, è un contabile preciso che applica la matematica alla vita, ogni formula ha le sue regole. Lavora come ragione in una fabbrichetta di Vigevano.
Da un giorno all’altro la fabbrica chiude e “il Vismara” si ritrova suo malgrado catapultato in un’azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore il cavalier interista Tosetto (Giovanni Storti), che mette il lavoro al primo posto ma solo perché gli permette di mantenere la sua squadra di calcio: il folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera). Obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati.

Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce e non sa che da quel momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio. Subisce così lo sfottò dei colleghi; tra questi, l’ingegner Gusperti lo ribattezza sarcasticamente “Zamora”, il fenomenale portiere spagnolo degli anni ‘30. Non solo quel bauscia lo umilia in campo e lo bullizza in azienda, ma tra lui e Ada, la segretaria di cui Walter si innamora, sembra esserci del tenero. Sentendosi umiliato, tradito da una parte e deriso dall’altra, il ragioniere escogita un piano del tutto originale per vendicarsi, coinvolgendo un ex-atleta (Neri Marcorè) ormai caduto in disgrazia.

Nel calcio, come del resto nella vita, bisogna imparare a buttarsi e anche se perdi, ciò che conta è rialzarsi e ripartire più forti di prima.

Liberamente ispirato a Zamora di Roberto Perrone (2005; HarperCollins già Garzanti), scritto da Marcorè insieme a Maurizio Careddu, Paola Mammini e Alessandro Rossi, con le musiche originali di Pacifico, alternate alle canzoni dell’epoca, è un film che mette addosso, e lascia, il buonumore. 



Zamora fa bene al cuore.

È una storia semplice, diretta con affetto e finezza, con la voglia sincera di divertire e di raccontare, senza facilonerie, e soprattutto con alcune scelte di sceneggiatura apprezzabilmente non prevedibili, dove anche il ruolo più discreto è scritto con precisione tale da rendere quello stesso personaggio indispensabile alla narrazione.

Ogni attore – scelti tutti perfettamente – ha eleganza e vitalità scenica nel dare volto e voce al suo ruolo, e tempi comici geneticamente innati nel mostrarsi generosi e rispettosi delle battute degli altri attori.

Paese: Italia

Durata: 100 min

Distribuzione: 01 Distribution